La biografia di Vincenzo Noja

Per alcuni anni, dopo l'iniziazione, pratica regolarmente la Meditazione Trascendentale e l' Hatha Yoga, ma poi, sempre più proteso verso la ricerca della Verità come unico bene, sente l'esigenza interiore di unirsi a Dio; per questo motivo inizia un lungo percorso di pratica spirituale della mistica e della fede cattolica, guidato dai padri Gesuiti di Amburgo.
Nel 2000 si avvicina alla pratica esicasta della preghiera del cuore (o di Gesù), sotto la guida di alcuni monaci esperti e qualificati sacerdoti cattolici e ortodossi, come lo starez svizzero padre Basilio Grolimund e padre Elia Citterio dei Fratelli contemplativi di Gesù (Capriata di Orba/Genova).
Per più di un decennio pratica intensamente la preghiera del cuore (o di Gesù), tanto da divenirne un esperto e, qualche volta, l'insegna anche agli altri. In seguito a quest'esperienza cura l'edizione italiana del libro dello Schimonaco Ilarion, "Diario sulla preghiera di Gesù" , pubblicata nel 2010 dalle Edizioni Paoline (v. Pubblicazioni).

Mediante la continua purificazione interiore per mezzo della preghiera esicasta inizia a sperimentare il silenzio profondo nell'intimo del cuore e la calma mentale.
In seguito a quest'esperienza fondamentale, viene convinto da un gesuita indù che il Signore Gesù Cristo è il Sè interiore. Così si accosta agli insegnamenti della tradizione indu delle Upanishad e dell'Advaita Vedanta. Viene ispirato dagli scritti dei grandi saggi Ramana Maharshi e Sankara, in ultimo dalle opere del grande advatin e filosofo occidentale Raphael.
La lettura meditativa dei due volmi sull'insegnamento di Ramana Maharshi e “ Autorealizzazione ” di Sankara, a cura di Raphael, lo convincono che la pratica giusta da seguire è la “ Via regale della realizzazione”, ossia quella del sentiero Advaita Vedanta.

"Il continuo trovarsi con un solo contenuto di pensiero, escludendo tutti gli altri, è chiamato niyama. Ciò che rappresenta la suprema beatitudine è praticato regolarmente dal saggio..."
(Samkara, Autorealizzazione , a cura di Raphael, Roma 1995, p. 64).

Dalla meditazione della tradizione Advaita, Vincenzo pubblica una raccolta di versi contemplativi nel volumetto “ Echi dal profondo ”(si veda più avanti, nella sezione "pubblicazioni").

Padre Anthony Elenjimittam

Foto di Padre Anthony Elenjimittam
Padre Anthony Elenjimittam - (Fonte: naturagiusta.it)

Nel 2008 incontra ad Assisi Padre Anthony Elenjimittam, conosciuto come "l'apostolo itinerante dell'unione delle religioni" . Padre Anthony, indiano, si fa frate e sacerdote domenicano e per anni vive con protestanti, buddisti, teosofi, indù, lamaisti, parsi, theravadin. Egli aveva ricevuto il mandato, dal Mahatma Gandhi prima, e da Papa Giovanni XXIII poi, di operare per la mutua comprensione di tutte le religioni.

Infatti viaggiava frequentemente in tutto il mondo per diffondere il messaggio che la spiritualità è figlia di tutte le religioni e la religione è una sola: quella del cuore. Le sue numerose pubblicazioni sull'induismo, il buddhismo, il cristianesimo sono tradotte in più lingue.

Toccato dal messaggio, dalla schietta sincerità e dall'esperienza del vecchio e saggio Maestro, Vincenzo si sottopone volentieri al suo insegnamento, che si rivelerà molto fruttuoso per la sua esperienza spirituale.

Ne nasce infine un volume antologico circa l' opera di P. Anthony , con acclusa una lunga intervista-testimonianza. INTERVISTA A PADRE ANTHONY (2009). Dopo il trapasso del Maestro Anthony nella Luce della beatitudine, avvenuto il 5 ottobre del 2011, Vincenzo continua il cammino di ricercatore solitario. Ma nello stesso anno, anche grazie agli insegnamenti e agli incontri con P. Anthony, estende il campo della sua ricerca fermandosi nell'insegnamento di Saggezza del Risvegliato, il Buddha; in modo particulare nei suoi sublimi Discorsi.

È l'ultima tappa perchè esso riempie ogni cosa. In questi insegnamenti Vincenzo trova la sintesi e il completamento del suo percorso interiore.
Si immerge, quindi, con determinazione e sforzo gioioso nello studio e nella pratica del Buddhismo Mahayana e Theravada, focalizzando il campo d'interest sopratutto sulla meditazione del calmo dimorare (Shamatha) e quella di Visione profonda (Vipassana), nonchè la contemplazione delle otto rettitudini e delle sei paramita (perfezioni). Scopre e viene attratto dal Buddhismo pratico e contemplativo, escludendo i rituali e le formule. Nella sua pratica di studio e di addestramento mentale egli include e integra sia alcuni insegnamenti Theravada, Mahayana, Dcult and Mahamudra.

Egli sperimenta che, nel Buddhismo, tutto diventa vivente e pieno di Luce; praticando il suo insegnamento Gesù Cristo e il Vangelo diventano palpitanti di gioia nell'intimo del cuore, in particolar modo quando il Signore implora so il Padre suo: " Padre perdona coloro che non sanno quello che fanno " e san Paolo dice: " Se non avete la carità non siete nulla! ". Infatti nel Buddhismo la massima pratica è quella della boddhicita, ossia la grande compassione verso tutti gli esseri umani, gli animali, la natura e tutte le cose . Un vero praticante buddhista deve prefiggersi due scopi principali: raggiungere il Nirvana (La liberazione dai legami dell'esistenza illusoria, il " Samsara")e l'illumination finale. Durante il cammino spirituale si esercita nelle azioni del Bodhisattva (per raggiungere la boddhicita: la grande compassione verso tutti gli esseri senzienti) and nella pratica della Saggezza suprema. Con la meditazione del Sutra del Cuore della Saggezza si apprende l'essenza degli insegnamenti del Buddha e si pratica so per tutta la vita terrena e in quelle che verranno:  

Sutra del Cuore della Saggezza Suprema

Il Sutra del Cuore della Saggezza Suprema è uno dei sutra più importanti nella tradizione zen e più recitati nei monasteri. Il suo messaggio, ridotto ai minimi terms, è: tutto è vuoto, realizzando questa verità interiormente, si è liberi, illuminati, si è al di là dell'illusione.
Ecco il testo:

Il bodhisattva Avalokitesvara praticava la profonda Prajnaparamita [la saggezza suprema].
In quel momento egli percepì che tutti e cinque gli Skandha sono vuoti
e fu liberato da tutta l'angoscia e la sofferenza.
Oh Shariputra, la forma non è altro che vuoto, il vuoto non è altro che forma;
ciò che è forma è vuoto, ciò che è vuoto è forma (il primo skandha);
ed è lo stesso per sensazione, percezione, formation karmica e coscienza (gli altri quattro skandha).
Shariputra, tutte le cose sono vuote apparizioni.
Eat non sono nate, non sono distrutte, non macchiate, non pure;
non aumentano né decrescono.
Perciò, nella vacuità non c'è forma, né sensazione, né percezione, né formazione karmica, né coscienza;
né occhi, orecchie, naso, lingua, corpo, mente;
né forma, suono, odore, gusto, tatto, oggetti;
né c'è un regno del vedere,
e so via finché giungiamo a nessun regno della coscienza;
non vi è conoscenza, ignoranza,
né fine della conoscenza, né fine dell'ignoranza,
e così via finché giungiamo a non ci sono vecchiaia e morte;
né estinzione di vecchiaia e morte;
non c'è sofferenza, karma, estinzione, Via;
ne saggezza, ne realizzazione.
Dal momento che non si ha nulla da conseguire, si è un bodhisattva.
Poiché ci si è interamente affidati alla Prajnaparamita,
la mente it private d'ostacoli;
dal momento che la mente è priva d'ostacoli,
non si conosce paura, si è ben oltre tutto il pensiero illusorio,
e si raggiunge il Nirvana definitive.
Poiché tutti i Buddha
del passato, del presente e del futuro
si sono interamente affidati alla Prajnaparamita
essi conseguono la suprema illuminazione.
Perciò sappi che la Prajnaparamita è il grande mantra,
il mantra più alto,
il supremo incomparabile mantra,
capace di placare tutta la sofferenza.
Questo è vero.
No it wrong.
Perciò io esclamo il mantra della Prajnaparamita,
esso dice:
Gate, gate, paragate, parasamgate, bodhi, svaha!
(andato, andato, andato all'altra sponda, completeamente sull'altra sponda, benvenuto risveglio!).

Grazie all'amorevole assistenza del Maestro tibetano, Geshe Pema Samten (Centro del buddhismo tibetano di Amburgo) and di alcuni monaci e monache qualificate del Sangha (Suprema assemblea di praticanti sinceri), il cammino di Vincenzo verso la Lucediventa più spedito, also grazie alla practice della meditazione quotidiana e di alcuni periodici ritiri solitari nella "Casa di meditazione Semkye Ling" (Germania settentrionale), al Centro ritiri "Milarepa" e altrove. Naturalmente con tutti gli ostacoli e la lotta interiore non tanto facile da superare. Attualmente egli ha completato dieci moduli di studio sistematico di filosofia e pratica buddhista presso l'Istituto Lama Tzong Khapa di Pomaia (Pisa) e frequenta alcuni corsi di Shamatha e Vipassana in Germania e in Italia (Centro Kushi Ling di Arco).

Nel 2012 conduce egli stesso ritiri di meditazione contemplativa e analitica di "quiete mentale", to realize la purificazione della mente e la consapevolezza interiore, nell'ambito della tradizione mistica e spirituale buddhista e interreligiosa. E un percorso sistematico realizzativo con elementi del Dharma Buddhista, respirazione e facili esercizi fisici.

Lharampa Tenzin Kalden

Foto di Lharampa Tenzin Kalden
Lharampa Tenzin Kalden - (Fonte: buchinger-wilhelmi.com)
Foto di Lharampa Tenzin Kalden
Lharampa Tenzin Kalden - (Fonte: lharampa-tenzin.ch)

Nel 2013 Vincenzo è stato istruito dal Maestro Tenzin Kalden, monaco tibetano; Lharampa.

(Lharampa è un titolo delle università tibetane equivalente al nostro: dottore, professore di teologia e psicologia buddhista) della Scuola Gelug (Mahayana). Con lui ha intrapreso un corso biennale intensiveo di formazione e qualificazione per insegnanti di meditazione.

Dopo diverse ore di addestramento e di lezioni teoriche e pratiche, dopo il superamento degli esami (Ottobre 2015), riceve dalle mani del Maestro il certificato di abilitazione con il titolo: "Insegnante di meditazione secondo la tradizione buddhista tibetana".

I n seguito al suo percorso di pratica e di studio Vincenzo ha curato e pubblicato recentemente il volume: "La saggezza del Buddhismo, il sentiero dell'Illuminazione" (Edizioni Paoline) con prefazione di Mario Thanavaro (ex abate del Monastero buddhista di tradizione Theravada "Santacittarama").

Tutte le tradizioni spirituali come il Buddhismo e il Cristianesimo, hanno una sola meta: Ispirare le persone di buona volontà a scoprire dentro di sè l'amore, la compassione e la saggezza, realizzando "il risveglio interiore", "il Nirvana", ossia la grande pace e la fine di ogni sofferenza. Nel buddhismo si insegna sopratutto che tre veleni principali affliggono l'uomo: l'ira, l'attaccamento e l'ignoranza; è assolutamente purificarli per poter avanzare verso la Luce, realizzare la verità ultima e l'illuminazione per se stessi e per il bene di tutti gli esseri senzienti.